top of page
Immagine del redattorePaolo Benanti

Prospera: dal sogno utopico alla costruzione della plutopia

Avveniristica, iperconnessa e con tasse minime, la smart city su una delle isole più belle verrà gestita da una compagnia statunitense con proprie leggi, giudici e polizia


 

Una foto apparsa recentemente su diversi giornali globali mostrava l'ambasciatore del Regno Unito e dell'Irlanda del Nord nella Repubblica di Honduras, Nick Whittingham, in visita all'isola di Roatan, per vedere un nuovo progetto che unisce digitale, industria e politica: Prospera.



Whittingham, che è stato accolto da una delegazione di alti dirigenti di Prospera, non è stato l'unico diplomatico in visita sull'isola. Diverse missioni diplomatiche hanno già visitato gli uffici di Prospera a Roatan negli ultimi mesi, poiché il progetto sta guadagnando l'interesse e l'attenzione di importanti investitori internazionali, desiderosi di esplorare nel dettaglio le diverse sfaccettature di questo nuovo sviluppo a uso misto.


Secondo i proprietari, la visione di Prospera è quella di creare un nuovo paradigma per le opportunità e i posti di lavoro in Honduras: una destinazione commerciale e di sviluppo a uso misto completamente integrata, basata sui principi di conoscenza, innovazione, benessere e qualità della vita.



Nata dalla visione futuristica di due “tech-libertarian”, il venezuelano Erick Brimen e il guatemalteco Gabriel Delgado, entrambi rampolli delle élite latino-americane che, finiti gli studi in Usa e fatta esperienze di start up, hanno comprato un terreno sull’isola di Roatan, in Honduras, per creare una città unica nel suo genere sull’isola di Roatán, una delle Islas de la Bahia dell’Honduras, parte dell’imponente barriera corallina mesoamericana. Próspera sarà una smart city affacciata su uno dei mari più belli del mondo, interconnessa e ipermoderna, abbellita con I futuristici edifici firmati dallo studio Zaha Hadid e con una peculiarità fondamentale: pur essendo su territorio honduregno, sarà come una città-Stato indipendente, a gestione privata, ovvero governata da investitori privati, che possono scrivere le proprie leggi e regolamenti, progettare i propri sistemi giudiziari e gestire le proprie forze di polizia. Con l’ambizione di espandersi attraverso Roatán e sulla terraferma honduregna.


Secondo i fondatori il progetto offre un nuovo approccio visionario alla governance con un quadro giuridico e normativo pro-business basato sulle migliori pratiche di altre zone economiche speciali di successo in tutto il mondo, progettato per attrarre investimenti diretti esteri, garantendo al contempo i diritti umani e la sostenibilità ambientale.



Honduras Próspera Inc. è l'organizzatore e promotore delle zone di occupazione e sviluppo economico dell'Honduras, denominate "Prosperous ZEDE". Queste zone sono alimentate da una piattaforma di governance di nuova generazione, "The Thriving Platform", che applica quelli che i due ideatori definiscono i migliori ambienti legali e normativi del mondo per fare affari in tutti i suoi progetti.


La piattaforma Thriving offre quella che viene definita come una "buona governance come servizio" basata sulla perfetta integrazione del diritto consuetudinario, un quadro normativo aperto e fornitori di servizi professionali.


Il primo progetto dell'azienda alimentato dalla piattaforma Prospera è proprio quello di Roatán Próspera, situato sull'isola di Roatan in Honduras.


Questa iniziativa rappresenta la prima prova di concetto dell'applicazione della piattaforma e prevede di generare oltre 10.000 posti di lavoro diretti e indiretti entro il 2025, contribuendo al contempo alla riattivazione dell'economia del Paese.



Al di là delle promesse e delle visioni dei due fondatori Prospera ci sembra un segno importante della congiuntura che si sta creando tra geopolitica, innovazione digitale e trasformazioni sociali.


Già prima della pandemia si guardava alle città con nuovo interesse. Nel 2050 l’urbanizzazione a livello mondiale raggiungerà, secondo l’Onu, il 65% della popolazione, con il conseguente aumento di consumi, di fabbisogno di energia e di opportunità di sviluppo. E tutte le grandi metropoli coprono già oggi circa il 3% delle terre emerse: attorno a Pechino si sta formando una “città” di 103 milioni di abitanti con grandi problemi di gestione, a cominciare da quello dei trasporti. Se da una parte le città saranno sempre di più motore di crescita e forniranno la metà del PIL mondiale, dall’altra sono e saranno anche in futuro produttori di disuguaglianze. In anni recenti la classe media urbana di molti Paesi occidentali è stata, di fatto, espulsa dai centri delle metropoli e ha subito, con la globalizzazione, un peggioramento delle proprie condizioni di vita: nel 2008, durante la crisi dei mutui subprime, sono stati oltre trenta milioni i cittadini americani che hanno perso la casa.


L'asprezza della realtà e le crescenti disuguaglianze hanno caratterizzato un primo uso del digitale, rendendolo una via di fuga dalla realtà. Con il presente così disordinato, le persone hanno trovato controllo e sollievo nella costruzione di mondi alternativi in giochi di simulazione virtuale come Second Life, The Sims e Animal Crossing.


Con la pandemia invece si è accelerato un altro processo di digitalizzazione: la surrogazione della presenza. Il distanziamento sociale ha limitato la diffusione del coronavirus (COVID-19), ma ha anche cambiato i modelli di comunicazione. Anche il mondo del business è stato toccato da tutto questo. l COVID-19 ha avuto un profondo impatto sulla competitività delle aziende a causa delle restrizioni che hanno limitato le relazioni con i clienti esistenti e nuovi. La pandemia ha spinto le aziende a fare affidamento sulle tecnologie digitali per ridefinire i processi aziendali, nonché le relazioni con i clienti e le strategie di marketing. Le aziende del portafoglio tecnologico digitale hanno fatto affidamento sulle tecnologie per affrontare queste sfide: tecnologie basate sul web fino ai più recenti strumenti dell'Industria 4.0 relativi alla quarta rivoluzione industriale. Le tecnologie digitali hanno permesso alle aziende di reagire positivamente alla pandemia per superare i loro vincoli nella gestione delle relazioni di mercato.



Prospera nasce da questo incrocio di trasformazioni sociali. L'evoluzione digitale consente grazie alle connessioni super veloci di poter rinunciare alla presenza fisica per gestire gli affari e mantenere le relazioni. Il paradiso tropicale e il mare cristallino garantiscono un ambiente fisico ideale. I servizi e l'edilizia di lusso garantiscono non un ambiente urbano degradato ma un piccolo paradiso in terra.


Prospera ci mostra che di fatto l'idealità dei nostri sogni è cambiata per sempre. Non desideriamo più utopie, luoghi senza luogo ove fuggire. Non cerchiamo più queste fughe in ideologie o in mondi virtuali. Non ci rivolgiamo e filosofi o guru che ci facciano sognare mondi diversi.


Oggi il posto dove fuggire lo costruiamo e lo costruiamo con tutti i lussi facendo diventare le utopie plutopie. Plutos è in greco il termine che indica la ricchezza e i ricchi. Prospera è il segno di una utopia diventata plutopia.


Ma se il sogno non è senza luogo allora più che sognare forme di governo utopiche conviene acquistare quote di proprietà. La plutopia non è un sogno politico ma un possedimento privato da condividere con pochi eletti e da gestire in maniera societaria.


Prospera denuncia la debolezza e la fragilità del paradigma democratico, rivela il sogno ideologico dei tecnocrati del digitale e interroga i nostri cuori su cosa veramente desideriamo che sia il domani plasmato dall'innovazione.


La plutopia non solo offre uno spazio di lusso per pochi ma rischia di seppellire per sempre nel passato ogni ideale di giustizia e di fiducia nello stato di diritto.


Il digitale nelle plutopie dell'oggi mostra forse il suo volto più oscuro e minaccioso.

1.294 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti

1 Comment


moro.maurizio.ulisse
Feb 20, 2022

Sta per crollare il mondo dei desideri, utopici e no. Con questa plutopia ai pochi "fortunati" (?) cosa resterà da desiderare? Avere tutto, per me, è la fine della vita. La vita è "prospettiva" è e ha un "senso" nel non finito per noi e per gli altri, in "qualcosa" da raggiungere per l'Umanità intera e dall'intera Umanità. Se poi ci aggiungiamo il senso che certe classi danno all'immortalità terrena. Non oso pensare ad una vita eterna qui su questa terra e senza scopi. Forse è questo l'inferno?

Maurizio Moro

Like
bottom of page