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Immagine del redattorePaolo Benanti

Un linguaggio etico per l’AI

Riproponiamo qui un articolo uscito su L'Osservatore Romano il 1 marzo 2020

 

Su di un palco dominato dalla scritta «renAissance» — un gioco di parole tra rinascimento e intelligenza artificiale (Ai) — è stata firmata la Rome Call for an Ai Ethics. Una chiamata aperta partita dalla Pontifica accademia per la Vita (Pav) e che, coinvolgendo industrie, società civile e istituzioni politiche, mira a sostenere un approccio etico e umanistico all’Intelligenza artificiale. L’idea di questa “chiamata” a tutelare la dignità della persona umana e la casa comune nasce dai dialoghi avuti negli ultimi due anni tra l’Accademia e alcuni suoi membri e parte del mondo tecnologico e industriale. L’idea di non redigere un testo unilaterale né un testo direttamente normativo è legata al desiderio profondo di promuovere tra organizzazioni, governi e istituzioni un senso di responsabilità condivisa con l’obiettivo di garantire un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio del genio e della creatività umana e non la loro graduale sostituzione.



Venerdì 28 febbraio il documento ha avuto tra i primi firmatari le seguenti istituzioni: la Pav, con l’arcivescovo presidente Vincenzo Paglia; Microsoft, con il presidente Brad Smit; Ibm, con il vice presidente John E. Kelly iii; la Fao, con il direttore generale Qu Dongyu; e il Governo italiano, nella persona del ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano.


All'appuntamento della mattina ha partecipato anche Davide Sassoli, presidente del Parlamento europeo, che ha portato il suo saluto e ha lodato l’idea dell’iniziativa, sottolineando l’urgenza di tale confronto anche nell'istituzione comunitaria a Bruxelles, aprendo così piste di cammino futuro per la call.


Il testo della call è suddiviso in tre parti: etica, educazione e diritti ed è disponibile in internet sul sito http://www.academyforlife.va.


Per quanto riguarda l’etica la call prende il via dalla considerazione che «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza», come riporta l’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani. A partire da questo caposaldo, che oggi si può considerare come una sorta di grammatica universale, un elemento soglia, in una comunità globale e plurale, nascono le prime condizioni fondamentali di cui deve godere la persona, libertà e dignità, che devono essere protette e garantite nella produzione e nell'uso dei sistemi di intelligenza artificiale.



I sistemi di Ai devono quindi essere concepiti, progettati e implementati per servire e proteggere gli esseri umani e l’ambiente in cui vivono. Questo elemento serve a permettere che il progresso tecnologico possa essere uno strumento di sviluppo della famiglia umana consentendo contemporaneamente il rispetto del pianeta, cioè della casa comune. Perché questo accada, seguendo la call, devono essere soddisfatti tre requisiti, l’Ai: deve includere ogni essere umano, non discriminando nessuno; deve avere al centro il bene dell’umanità e il bene di ogni essere umano; deve essere sviluppata in maniera consapevole della complessa realtà del nostro ecosistema ed essere caratterizzata dal modo in cui si prende cura e protegge il pianeta con un approccio altamente sostenibile, che include anche l’uso dell’intelligenza artificiale per garantire sistemi alimentari sostenibili in futuro.


Per quanto riguarda invece l’esperienza che l’utente ha nel relazionarsi alla macchina la call mette al centro il primato dell’umano: ogni persona deve essere consapevole che interagisce con una macchina e non può essere ingannata da interfacce che dissimulino il macchinico dandogli apparenze umane. La tecnologia basata sull'intelligenza artificiale non deve mai essere utilizzata per sfruttare le persone in alcun modo, soprattutto quelle più vulnerabili (soprattutto bambini e anziani). Deve invece essere usata per aiutare le persone a sviluppare le loro capacità e per sostenere il nostro pianeta.


Le sfide etiche divengono quindi sfide educative. Trasformare il mondo attraverso l’innovazione dell’Ai significa impegnarsi a costruire un futuro per e con le giovani generazioni. Questo impegno deve tradursi in un impegno per l’istruzione, sviluppando programmi di studio specifici che approfondiscano le diverse discipline dalle umanistiche, alle scientifiche a quelle tecnologiche, di educare le generazioni più giovani.



L’educazione delle giovani generazioni ha quindi bisogno di un rinnovato impegno e di sempre maggiore qualità: deve essere impartita con metodi accessibili a tutti, che non discriminano e che possono offrire pari opportunità e trattamento. L’accesso all'apprendimento deve essere inoltre garantito anche agli anziani, ai quali deve essere offerta la possibilità di accedere ai servizi innovativi in maniera compatibile con la stagione della loro vita.


Partendo da queste considerazioni, la call rileva che queste tecnologie possono rivelarsi enormemente utili per aiutare le persone con disabilità ad apprendere e a diventare più indipendenti, offrendo aiuto e opportunità di partecipazione sociale (ad esempio, lavoro a distanza per chi ha una mobilità limitata, supporto tecnologico per chi ha disabilità cognitive ecc.).


Perché le istanze etiche e l’urgenza educativa non rimanga una mera voce la call delinea alcuni elementi che vorrebbero generare una nuova stagione del diritto.


Per lo sviluppo dell’Ai al servizio dell’umanità e del pianeta sono necessari regolamenti e principi che proteggano le persone — in particolare i deboli e i meno fortunati — e gli ambienti naturali. La protezione dei diritti umani nell'era digitale deve essere posta al centro del dibattito pubblico, affinché l’Ai possa agire come strumento per il bene dell’umanità e del pianeta.

Sarà inoltre essenziale considerare un metodo per rendere comprensibili non solo i criteri decisionali degli agenti algoritmici basati sull’Ai, ma anche il loro scopo e i loro obiettivi. Ciò aumenterà la trasparenza, la tracciabilità e la responsabilità, rendendo più valido il processo decisionale assistito dal computer.


Progettare e pianificare sistemi di intelligenza artificiale di cui ci si possa fidare implica promuovere l’implementazione di modalità etiche che sappiano arrivare fin nel cuore degli algoritmi, il motore di questi sistemi digitali. Per far ciò la Call parla di “algor-etica”, ovvero di principi, una sorta di guard-rail etico, che espressi da chi sviluppa questi sistemi diventino operativi nell’esecuzione dei software. Nella Call vengono così elencati i primi principi algor-etici che si riconoscono come fondamentali per un corretto sviluppo di Ai.


L’uso dell’intelligenza artificiale deve quindi seguire i seguenti principi:


  • trasparenza — in linea di principio i sistemi di Ai devono essere comprensibili;

  • inclusione — devono essere prese in considerazione le esigenze di tutti gli esseri umani in modo che tutti possano beneficiare e che a tutti gli individui possano essere offerte le migliori condizioni possibili per esprimersi e svilupparsi;

  • responsabilità — coloro che progettano e implementano soluzioni di Ai devono procedere con responsabilità e trasparenza;

  • imparzialità — non creare o agire secondo il pregiudizio, salvaguardando così l’equità e la dignità umana;

  • affidabilità — i sistemi di Ai devono essere in grado di funzionare in modo affidabile;

  • sicurezza e privacy — i sistemi di Ai devono funzionare in modo sicuro e rispettare la privacy degli utenti.


Ludwig Wittgenstein, nel Tractatus Logico-Philosophicus, scriveva: «I confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo». Parafrasando il filosofo del secolo scorso allora, possiamo dire che per non rimanere esclusi dal mondo delle macchine, perché non si realizzi un mondo algoritmico privo di significati umani, dobbiamo espandere il nostro linguaggio etico perché contamini e determini il funzionamento di questi sistemi detti “intelligenti”. L’innovazione mai come oggi ha bisogno di una ricca comprensione antropologica per trasformarsi in autentica sorgente di sviluppo umano.


di Paolo Benanti

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