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  • Immagine del redattorePaolo Benanti

La fine della realtà? AI ed Image Editing


All'inizio di dicembre tre ricercatori della Nvidia, una grande azienda produttrice di processori grafici, schede madri e componenti per prodotti multimediali per PC e console come la prima Xbox, Playstation 3 e Nintendo Switch nonché l'azienda che ha inventato la GPU, hanno pubblicato uno studio su come il sistema di intelligenza artificiale da loro sviluppato sia in grado di modificare senza alcuna supervisione umana delle immagini.

La conversione da immagine a immagine senza supervisione mira a rendere la macchina in grado di apprendere da una distribuzione congiunta di immagini in diversi domini come modificare l'immagine per farla appartenere a un differente dominio (la questione diventerà più chiara fra poco con degli esempi).

Per affrontare il problema Ming-Yu Liu,Thomas Breuel e Jan Kautz hanno creato un'ipotesi di spazio latente condiviso e proposto un framework di traduzione immagine / immagine non supervisionato basato su Coupled GAN.

Uscendo dai temi strettamente informatici e dal linguaggio iniziatico delle AI quello che i tre ricercatori di Nvidia hanno ottenuto, mediante il Deep Learning, che una macchina sia in grado di modificare un'immagine in automatico facendole cambiare significato: da una scena notturna a una diurna, da un paesaggio estivo a uno invernale e il tutto senza nessun intervento umano.

Questi alcuni dei risultati ottenuti:

Ma perché questo interesse di Nvidia? Prevenzione delle patologie. Creazione di smart city. Rivoluzione dell'analisi statistica. Questi sono solo alcuni dei campi in cui oggi viene impiegata l'intelligenza artificiale e in particolare le tecnologie di deep learning. In effetti, il deep learning era una materia relegata all'ambito teorico finché alcuni team sparsi per il mondo hanno iniziato a utilizzare le GPU Nvidia. Da quando i ricercatori si sono accorti che i migliori processori in commercio per i calcoli necessari al Deep Learning sono quelli grafici sviluppati e prodotti da Nvidia l'azienda regima del gaming ha visto esplodere un nuovo mercato e nuove impressionanti possibilità di sviluppo.

Oggi l'Nvidia è uno dei leader del settore delle AI perché, sebbene non possegga l'oceano di dati di Google, è una delle pochissime aziende che può produrre chip e software dedicati progettandoli insieme.

I processori grafici della Nvidiapossono elaborare sequenze video trasformandole in tempo reale:

Ma possono generale anche delle immagini fake realistiche di persone umane:

Sebbene questa tecnologia fosse solo un proof of concept (una sorta di dimostrazione della sua realizzazione) e che quindi non si sia lavorato minimamente sulla perfezione del risultato, le immagini ottenute sono strabilianti.

La nostra capacità di generare immagini e filmati di eventi mai esistiti virtualmente indistinguibili da quelli di eventi reali fa immaginare alcuni possibili scenari prossimi che danno a pensare.Siamo forse di fronte a quella che possiamo definire la fine della realtà? In questo mondo digitale dobbiamo arrenderci di fronte al fatto che tutta la realtà sia manipolabile, algoritmizzabile e gestibile indipendentemente dai fatti, dalle storie e, in ultima analisi, da quello che fino ad oggi abbiamo chiamato realtà?

La narrazione oggi ha invaso il mondo politico. Nel dibattito pubblico le numerose sfide etiche che la nostra società deve affrontare sono presentate nella forma del racconto e della narrativa piuttosto che dell’argomentazione. Le questioni che normalmente raggiungono i media sono conflitti di valori che divengono dilemma. Sebbene la tradizione morale conosca in questi casi delle metodologie argomentative per cercare di risolvere i conflitti e i dilemmi oggi si ricorre ad un’altra metodologia lo storytelling. Lo storytelling, ovvero l’arte di raccontare storie che utilizza i principi della retorica e dell’oratoria, nasce in contemporanea alla comparsa dell’uomo sulla terra, ma oggi viene spesso associato all’esercizio del potere. Il moderno homo politicus, costretto dalla rete e dai mass media a una continua ed esasperante esposizione mediatica e deve fare i conti con questa inedita modalità.

«Yes we can», «America first», «Lo mejor està por venir», «Le changement c’est maintenant» non sono solo slogan, ma incipit di storie che hanno conquistato un elettorato vorace di spettacolo. Da un punto di vista comunicativo questa prospettiva ha sicuramente un fascino e un appeal notevole. L’etica narrativa, tuttavia, se analizzata non è un metodo analitico particolare, ma solo un modo linguistico di trasmettere il messaggio morale. Il linguaggio narrativo è usato anche nell’ambito scientifico, mediante esempi volti a chiarire, o rendere più comprensibili, concetti, distinzioni, asserzioni e acquisizioni. Tale uso narrativo coglie scopi e funzioni comunicative precipue, come facilitare la conoscenza e comprensione di argomentazioni, dimostrazioni, ipotesi, teorie ecc.

Il vantaggio di un approccio narrativo è il coinvolgimento del destinatario della comunicazione in un contesto che include anche una forte carica esistenziale ed emotiva. Ci sia consentito dire, a mo’ di slogan, che l’approccio narrativo muove non solo le coscienze ma anche i cuori. Particolarmente delicato in questo processo comunicativo è la presentazione e la valutazione degli argomenti. Le argomentazioni dovrebbero essere presentate e valutate per permettere di giungere a un corretto peso degli stessi argomenti e quindi alla formulazione di una corretta informazione e formazione etica.

Ora che queste storie possono essere raccontate non solo con parole non veritiere ma anche con immagini realistiche ma irreali che cosa può succedere? Come le democrazie saranno influenzate da queste nuove irrealtà digitali? Il potenziale trasformativo che hanno questi nuovi strumenti informatici per una società iperconnessa come al nostra è impressionante. Il dubbio, tutto etico, è come poter orientare questa innovazione verso il bene? Come assicurare un uso volto allo sviluppo e non al privilegio di pochi? Chi e a che livello può o deve gestire questa sfida? La tecnologia ora c'è ci serve l'etica.

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